Un altro lutto nel mondo della moda. Laura Biagiotti, un’altra grande donna che con il suo lavoro ha scritto una pagina importante del costume, si è spenta venerdì mattina all’ospedale Sant’Andrea di Roma, dopo un arresto cardiaco avuto mercoledì sera. Giunta all’ospedale in gravi condizioni, è stata rianimata dai medici che ne hanno ripristinato l’attività cardiaca, ma hanno dovuto comunque constatare gravi danni cerebrali. Se ne va così a 73 anni (ne avrebbe compiuti 74 ad agosto) la Signora del Cashmere – così l’aveva definita per la prima volta il New York Times -, un’antesignana della moda, la prima a credere con forza e fervore nella potenza del Made in Italy, tanto da spingersi fino in Cina dove, prima italiana a farlo, aveva sfilato nel lontano 1988, e in Russia nel 1995, dove aprì in anticipo sui tempi una boutique.
Donna colta e divoratrice di libri, emblema di una storia tutta italiana, creava “da donna per le donne“, portando avanti, e facendo crescere poi, la sartoria di famiglia, fondata dalla madre Delia, di cui seguì le orme, Laura Biagiotti era conosciuta in tutto il mondo per il suo stile inconfondibile, per la sua grande passione e dedizione, per essere stata in grado di trasformare il preziosissimo cashmere in capi sportivi (fu la prima a proporre una tuta appunto in cashmere), di fare diventare colore un non colore per eccellenza, il bianco, che tanto amava usare nelle sue collezioni.
Profondamente legata a Roma, le aveva dedicato il più famoso dei suoi profumi dentro cui aveva racchiuso tutto il suo amore per la città eterna. E proprio lì, nei dintorni di Roma, da cui non aveva mai voluto allontanarsi, nel Castello di Guidonia, che insieme al marito Gianni Cigna (da cui aveva avuto l’amatissima figlia Lavinia, con cui condivideva la direzione creativa della maison) aveva acquistato e restaurato negli anni Settanta, che la Biagiotti ha accusato il malore che le avrebbe tolto la vita.
P.P.