Per molto tempo, nell’antichità, le righe, soprattutto in Occidente, sono state considerate la stoffa del diavolo. Nel medioevo, secondo gli studi condotti da Michel Pastoreau, il vestito a righe era considerato indice di disordine, indossato da persone ambigue, che avevano qualcosa da nascondere. Per questo veniva usato da persone ai margini della società e dai ceti più bassi della popolazione: prostitute, domestici, marinai ed ergastolani.
Si pensa che il pregiudizio nei confronti delle righe sia dovuto alle Sacre Scritture sulle quali era scritto che non si sarebbe dovuto indossare un abito la cui stoffa era realizzata attraverso la tessitura di due tessuti. Ma le Sacre Scritture non avevano fatto i conti con Coco Chanel, che innamoratasi delle magliette dei marinai bretoni, decise, scandalizzando i ben pensanti, di realizzare delle maglie a righe come quelle indossate, appunto, dai marinai.
E da lì fu storia. Le righe sono velocemente entrate a far parte dell’uso comune e i più grandi stilisti di moda le hanno utilizzate per realizzare abiti, bluse, gonne e accessori dal profumo estivo. Perché se è vero che ormai il tessuto rigato viene usato anche per realizzare capi e accessori invernali, è pur sempre vero che non c’è estate senza maglietta a righe. Le strade delle metropoli con l’avvicinarsi della bella stagione pullulano di marinarette in abiti stile nautical, che ci riportano immediatamente con il pensiero agli ombrelloni delle spiagge nostrane, indossati ai primi raggi di sole quasi come fossero uno scaccia-inverno, un rito propiziatorio perché l’estate arrivi in fretta.
Pinella PETRONIO