Di Sarag Burton, negli ultimi giorni, abbiamo sentito parlare tantissimo. Nel mondo della moda i rumors si rincorrevano da giorni e, alla fine, appena qualche giorno fa è arrivata la conferma. Sarah Burton è entrata nel mondo di Givenchy, in qualità di direttore creativo di tutte le collezioni della maison, sia maschili che femminili. LVMH ha scelto quindi la designer inglese per riempire lo scranno lasciato vuoto da Matthew M. Williams che aveva abdicato a dicembre del 2023, dopo tre anni di “fruttuosa collaborazione”.
Cresciuta alla corte di Alexander McQueen
Cresciuta alla corte di Alexander McQueen, alla quale è stata legata non solo da un rapporto professionale ma anche da una salda e sincera amicizia, Sarah Burton ha trascorso ben 13 anni prima come suo braccio destro, poi, a seguito della tragica morte di McQueen, come direttrice creativa dell’omonimo brand. Nelle creazioni di Sarah Burton creatività e artigianalità si uniscono in maniera magistrale a ricerca e tecnologia. La sua estetica contempla da un lato la natura nella sua versione più rigogliosa e dall’altro si nutre di atmosfere oniriche, vuole enfatizzare l’empowerment femminile, realizzando creazioni che facciano sentire le donne che le indossano sempre a loro agio, mai fuori luogo. Sicuro e potenti.
Sarah Burton, citazioni sulla vita e sulla moda
Per raccontarvi meglio la sua visione della moda, ci affidiamo ad alcune frasi che ben ne sintetizzano il pensiero.
È un grande onore entrare a far parte della bellissima casa di Givenchy, è un gioiello. Sono entusiasta di poter scrivere il prossimo capitolo della storia di questa casa iconica e di portare a Givenchy la mia visione, la mia sensibilità e le mie convinzioni.
Lee (Alexander McQueen, N.d.r.) mi ha insegnato che se non ci credi, non dovresti farlo perché non puoi starci dietro. Era brillante perché diceva sempre: “Le cose non stanno ferme. Devi andare avanti”, oppure “Oh, non tirare più fuori quella vecchia giacca. È già stata fatta.
Non diciamo mai, “Ecco, è fatto, è finito”. A volte disegniamo la collezione prima di andare in vacanza, e poi torniamo e pensiamo, “Oddio, cambiamo tutto”. È anche questo il bello del processo creativo, non hai mai finito.
Sono davvero normale. Ma il mio demone è la paura del fallimento. La mia dipendenza ossessiva è il lavoro e c’è una possibile perversione nel mettermi sempre per ultima, sai?
Una donna non ha bisogno di vestirsi come un uomo per sentirsi più forte.
Quando ho assunto il ruolo di direttore creativo inizialmente pensavo che Lee fosse il narratore e che io fossi brava a finire le sue frasi. Dopo la sua morte mi sono resa conto che dovevo essere io ad iniziare le frasi e dovevano riguardare le mie storie.
P.P.
(Credit ph. @givenchy)