Stare nell’acqua, per i bambini anche molto piccoli, è sempre molto salutare e consigliato anche dai pediatri.
L’acquaticità, infatti, è la pratica “sportiva” rappresenta, per i neonati, un vero toccasana, già dai tre mesi di vita.
Perché questo?
Prima di tutto esiste ancora un ricordo istintivo di quando il piccolo si trovava nel grembo materno e galleggiava nel liquido amniotico, ma questo non è l’unico motivo.
Ovviamente, il neonato non entra in piscina da solo ma accompagnato da un genitore, che lo sorregge e lo accompagna in ogni movimento, rafforzando così un legame che si sta formando e che sta compiendo i suoi primi passi.
L’ambiente e le condizioni di questi corsi favoriscono la serenità e la tranquillità del bambino, poiché le lezioni sono studiate per pochi partecipanti e si svolgono con luci soffuse e acqua più calda del normale. Dopotutto, i movimenti che può compiere un neonato non sono così veloci e frenetici come quelli di un nuotatore esperto, quindi sarebbe impossibile scaldarsi se l’acqua fosse alla temperatura normale.
Gli esercizi non sono uguali per tutti ma cambiano a seconda dell’età del bambino e, ad ogni step, gli esercizi diventano sempre più stimolanti, per favorire una completa confidenza con l’acqua e poter, poi, arrivare ad imparare a nuotare.
Per arrivare a questo, i genitori hanno un ruolo determinante, poiché rappresentano l’anello di collegamento tra il bimbo e un ambiente per lui nuovo.
Per questo motivo, deve cercare di infondere tranquillità e non aspettarsi che il piccolo reagisca subito positivamente.
Potrebbe piangere o rifiutarsi di fare quello che gli viene chiesto e dunque ci vuole pazienza.
Ma anche l’istruttore ha un ruolo importante, poiché se, da una parte, deve osservare ed aiutare quando necessario, ma, dall’altra, non può intromettersi nel rapporto, ancora acerbo e delicato, di genitore-figlio.
E alla fine, quando tutti i ruoli si sono definiti e assestati, spetta al bambino metterci del suo, poiché è lui l’assoluto protagonista delle lezioni di acquaticità.
Con il passare del tempo sarà più facile imparare nuovi movimenti e anche interagire con gli altri bambini in acqua.
Questo passaggio non dovrebbe essere tanto difficile, poiché le lezioni avvengono sempre sotto forma di gioco e all’inizio sempre con l’aiuto di mamma e papà.
In ogni caso, questi corsi vengono caldeggiati, poiché rafforzano sia il rapporto tra il genitore e suo figlio, ma anche perché il sistema immunitario del piccolo ne risulta rafforzato, benché siano in tanti a temere che il contatto con l’acqua favorisca l’insorgere di malattie.
Vera MORETTI