Abbiamo intervistato, per rimanere in linea con il nostro progetto di raccontare le donne che si inventano e che inventano un lavoro, una professione e, a volte la fanno diventare vera e propria arte, Beatrice Bertini che, oltre ad essere curatrice d’arte è stata responsabile del progetto artistico di Casa Italia alle Olimpiadi, Rio 2016.
Chi è Beatrice e a che età ha scoperto l’amore per l’arte tanto da farne una professione?
Sono una gallerista per caso e una storica dell’arte e curatore per formazione. La mia passione per l’arte nasce da piccola per attirare l’attenzione di mio padre e diventa tutto per me. Oggi non potrei immaginare di vivere senza il rapporto che ho quotidiano con gli artisti.
Uno dei suoi lavori più recente è stato quello di Rio 2016: il concept di Casa Italia Horizontal. Come si arriva ad un progetto così internazionale? E come ci si relaziona?
Horizontal è un progetto che nasce dall’ascolto e dal confronto, per questo è stato così importante. Io mi sono limitata a fornire un corredo simbolico e significativo al servizio di un idea ambiziosa: rappresentare il nostro Paese e mostrare quanto sia aperto al dialogo con le altre nazioni e culture. L’arte contemporanea ha sempre una vocazione internazionale perché è un campo di interesse specifico dove il confronto avviene sempre su un piano sovranazionale, e perché l’arte non ha bisogno di traduttori!
In ogni caso devo ringraziare la fiducia di Diego Nepi e all’aiuto di Benedetta Acciari senza i quali nulla avrebbe avuto senso.
Come si è trovata a lavorare in Brasile? È davvero il mercato difficile che si narra o per l’arte c’è una sorta di lasciapassare?
Lavorare è stato semplice perché i brasiliani sono aperti all’ascolto e non si scoraggiano mai nell’esercizio della comprensione, in questo sono molto simili agli italiani. Il mercato Brasiliano è complesso, la tassazione sui beni di esportazione è molto penalizzante per loro e per noi. Noi abbiamo portato le opere solo per l’esposizione quindi non abbiamo gestito questioni di tipo commerciale.
Lei è una professionista, ha mai pensato di lasciare la sua città e costruirsi una nuova vita?
Gli italiani sono migranti e viaggiatori per vocazione e io non faccio eccezione. Si ci ho pensato, ma vivo a Roma che è una delle città più belle del mondo, e poi lavoro con l’immaginazione, questo lavoro si può fare ovunque ci sia una sedia, un portacenere, una finestra… Ed è sempre una vita nuova.
C’è una forte passione per lo sport dietro al progetto che l’ha portata a casa Italia?
Mi piace guardare il tennis ma solo dal vivo, ho una predilezione per gli sport meno seguiti e non mi ritengo un’appassionata, ma le Olimpiadi sono un’altra cosa. Secondo me non è solo lo sport in questione ma lo spettacolo delle emozioni, del lavoro duro, della passione. Alle Olimpiadi e’ la metafora della vita che va in scena.
Un aneddoto divertente legato a Rio 2016 e Casa Italia ce lo racconta?
Non potrei raccontarne uno in particolare, a Rio abbiamo riso sempre con tutti, tra italiani, coi brasiliani e con tutti gli ospiti internazionali di Casa Italia. L’allegra atmosfera brasiliana ci ha contagiato.
Allora ci parli di un’opera che racconti le Olimpiadi
Amo tutte le opere che abbiamo portato a Rio, ma se ne devo scegliere una in particolare è l’Aurora di Mario Airo’. È’ un neon con un forte sviluppo orizzontale che l’artista ha realizzato per questa occasione. Mi ricorderà sempre i colori del Costa Brava, la potenza della natura brasiliana, la forza delle emozioni di questa esperienza.
E dopo le Olimpiadi?
Tanto lavoro già programmato mi aspetta. La galleria ExElettrofonica che dirigo con Benedetta Acciari ha tre artisti che rappresenta in Quadriennale a Roma, una mostra nei propri spazi di Margherita Moscardini, e la fiera italiana più importante Artissima a novembre. Ovviamente se mi offrissero un’altra occasione come questa non me la lascerei sfuggire.
40 giorni in Brasile cambiano la vita? Si sente un po’ brasiliana?
Il Brasile ti cambia se riesci a introiettarlo. A me e’ successo, la positività, la prospettiva verso il futuro e il sorriso democratico accompagnato dall’immancabile saluto e abbraccio non mi lasceranno mai più.
E ora, per placare la curiosità, qualche scatto rubato a Casa Italia lo trovate nella nostra gallery.
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Silvia GALLI