Di nome fa Carla, il suo cognome invece è Gozzi, e sulla carta d’identità c’è scritto fashion coach. Per una volta non le abbiamo chiesto come ci si deve vestire o quali sono i must have della prossima stagione. Ci siamo soffermati invece su Carla, sulla sua carriera, sulla sua voglia di non prendersi troppo sul serio e sul suo concetto di eleganza e di stile.
Partirei con le novità, abbiamo conosciuto Carla Gozzi come maestra di stile in tv, ma adesso si apre un nuovo scenario al teatro con il Carla Gozzi show…
Lo show è già stato un successo nel 2012 e questa idea è quella di portare la moda al teatro. Un misto tra un seminario, un musical, un workshop e una vero e proprio show. Poi su 12 ragazze del pubblico faccio un restyling con nuovi capelli, nuovo trucco, vestiti fantastici, un Ma come ti vesti live…
Carla non vuole prendersi molto sul serio con You can leave your hat on canti e balli, con tanto di video musicale?
Per il secondo tour dello spettacolo volevo una colonna sonora fresca, allegra e lo scopo era quello di fare una cosa divertente. Poi proprio la scelta del pezzo che rimanda allo spogliarello, agli abiti, mi sembrava molto azzeccata, ed è per questo che ho scelto quel pezzo, essere ironica è proprio quello che volevo.
Come sei diventata quello che sei oggi, sei sempre stata una maestra di stile?
Adesso lo sono ufficialmente perché tutti mi conoscono per il mio ruolo in televisione. In realtà io ho sempre lavorato nella moda ricoprendo un ruolo autorevole e anche adesso continuo a fare consulenze per le aziende, direi che maestra di stile mi si addice, ha il suo senso.
Data la tua grande esperienza nel lavorare con le donne, come è cambiata l’immagine femminile, come siamo diventate oggi?
Le donne oggi si definiscono 3D, hanno mille dimensioni, sono mogli, mamme, imprenditrici, professioniste, svolgono tantissime mansioni. La donna oggi non vuole più una cosa ma ne vuole quattro contemporaneamente, vuole essere sensuale ma anche comoda, pratica, quindi il nostro mestiere è sempre più difficile.
Secondo te l’abbigliamento rispecchia la personalità o è anche un travestimento con cui possiamo interpretare un ruolo?
L’abbigliamento è la nostra seconda pelle, parla del nostro umore e, ad esempio, per i colloqui si deve già assumere a livello emotivo una posizione che ancora non si ricopre, perché no aiutandosi con un vestito. Come dicono gli americani, fitting in the role, fitting infatti significa ‘provare abiti’ quindi rende perfettamente l’idea.
Una fashion coach da chi prende ispirazione? Quali sono le tue icone di stile?
Col mio mestiere devo per forza aggiornarmi, ho tante icone di stile però sono cresciuta nel mito di Grace Kelly, della sua eleganza senza tempo. Poi le icone sono state molte altre, diverse tra di loro. Una tra le altre, Diana Vreeland, l’ex direttrice di Vogue America, che ha trasformato la considerazione della moda cambiando il costume e la società.
Data la tua esperienza con la Carla’s Academy, secondo te, l’eleganza e lo stile si possono insegnare?
Sì, io lo faccio tutti i giorni. Però c’è una differenza tra chi impara e applica in modo didattico ciò che ha imparato, c’è chi invece lo ha già dentro di se, lo fa suo. La bellezza e l’eleganza è essere naturali nel movimento, nella postura, nel come uno approccia gli altri, l’abbigliamento è molto coerente con il tipo di donna che lo indossa.
Che cosa pensi invece dei concorsi di bellezza? È notizia recente la polemica su Miss Italia…
Miss Italia poteva avere un senso se si fosse solo evoluto come format, quello che non è piaciuto al pubblico è che è rimasto uguale a se stesso. Come fanno le modelle che si fanno solo fotografare indossando dei capi senza parlare a comunicare la propria personalità? È proprio questo a fare la differenza la gestualità, l’espressione, l’intenzione non dichiarata. Dietro queste donne c’è un forte carattere e secondo me uno spunto poteva essere proprio questo, rendere le partecipati al concorso delle cosiddette donne in 3D.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Il contatto con le persone. Io rimango sempre in contatto con i miei clienti anche a distanza di anni, mi tengono aggiornata, mi chiedono consigli e capisco che dal nostro incontro è nata una terza via, diversa, più consapevole e più divertente e questo mi fa molto piacere.
Martina Zanghì