Antibodies è la prima vera retrospettiva dell’artista torinese Carol Rama e la prima celebrazione oltre oceano. Un’artista autodidatta, nata nel 1918 e i cui lavori hanno sempre avuto a che fare con il sesso femminile.

Il lavoro, la pittura, per me, è sempre stata una cosa che mi permetteva poi di sentirmi meno infelice, meno povera, meno bruttina, e anche meno ignorante… Dipingo per guarirmi”.

L’arte è sempre stata la protagonista della sua vita, nei primi anni sotto forma di pittura, senza alcuna formazione accademica ma con molti stimoli intellettuali dovuti alle sue ottime frequentazioni con intellettuali del calibro di Felice Casorati, Edoardo Sanguineti, Paolo Fossati, Eugenio Montale.  ”

Negli acquerelli degli anni ’30 e ’40 la rudezza e la scabrosità dei soggetti è decantata nell’eleganza strutturale del quadro. Eseguiti a cavallo dei suoi vent’anni, con noncuranza verso benpensanti e mode artistiche (la sua prima mostra fu chiusa prima ancora di aprire i battenti), questi lavori hanno grande maturità tecnica e d’ideazione” queste le parole, tratte dal sito ufficiale, per descrivere i primi anni delle opere dell’artista.

I soggetti sono sempre principalmente femminili, forti, nudi, non curanti delle regole comuni. Non mancano i riferimenti sessuali, al sangue, al parto, alla violenza. L’esibizione riunisce oltre un centinaio di dipinti, oggetti e opere su carta, che evidenziano la sua volontà di rappresentare il corpo. Viste insieme, queste opere rappresentano una rara opportunità per esaminare le modalità con cui le anatomie fantastiche di Rama si sono opposte all’ideologia politica del suo tempo e continuano ad avere mille significati di desiderio, sacrificio, repressione e liberazione…

Carol Rama: Antibodies” celebra l’indipendenza e l’eccentricità di questa artista leggendaria, il cui lavoro ha attraversato mezzo secolo di storia dell’arte contemporanea e ha anticipato dibattiti sulla sessualità e sull’uguaglianza di genere. Incorporando la sua intera carriera, la mostra l’evoluzione del suo lavoro, dalle sue prime erotiche e triste rappresentazioni di “corpi senza organi” fino a quelle successive attraverso che invocano tantissime altre nuovi punti di vista. La mostra è curata da Helga Christoffersen, assistente curatore Massimiliano Gioni, direttore artistico Edlis Neeson.

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Photo credit: New Museum New York