Se una donna si pone un obiettivo da raggiungere, nessuna strada le è preclusa, anche quando si tratta di seguire un sentiero considerato rigorosamente maschile.
Due anni fa, un gruppo di donne africane ha imboccato una strada fino a quel momento percorsa solo ed esclusivamente da uomini ed ha fondato le Black Mambas, ovvero la prima squadra anti bracconaggio composta solo da donne.
Per combattere i bracconieri senza paura, e nemmeno senza armi, queste coraggiose donne hanno scelto un nome forte e riconoscibile: il black mamba è, infatti, il serpente più velenoso e letale al mondo. Giusto per far capire che non si scherza.
La squadra è attiva in Sudafrica, dove il problema del bracconaggio è tutt’altro che risolto, anzi, sta vivendo un periodo particolarmente popolare, soprattutto a danno dei rinoceronti, uccisi per potersi impossessare del loro corno, rivenduto poi al mercato cinese. Pare che venga usato, una volta polverizzato, per guarire febbre, epilessia, malaria e avvelenamenti, e pagato addirittura 60mila dollari al chilo.
In una zona densamente popolata, e poverissima, questa viene vista come una possibilità di uscire da una situazione senza speranza e, dunque, un forte incentivo al bracconaggio. Questa componente ha portato ad un incremento dei rinoceronti uccisi del 9000%, passando così da 13 esemplari uccisi nel 2007 a 1215 l’anno scorso.
Se si considera, poi, che questi numeri riguardano solo i rinoceronti, e che vittime di bracconaggio sono anche tigri, leoni, elefanti, ippopotami e molti altri splendidi animali, è facile fare i conti, e rendersi conto del pericolo di estinzione al quale si sta andando incontro.
Proprio per contrastare ed arginare questo enorme problema, la squadra delle Black Mambas, costituita da 26 ragazze, si batte per sorvegliare e difendere la zona del Greater Kruger National Park dai bracconieri, sempre in agguato.
Le componenti di questo speciale gruppo, diplomate e senza lavoro, che dopo un intenso programma di formazione per il monitoraggio e il combattimento, sono responsabili della protezione di 40mila ettari del parco.
Questa squadra in rosa ad oggi è riuscita a smantellare oltre mille trappole e ben 5 campi allestiti dai bracconieri, grazie alla loro attività quotidiana che consiste nel sorvegliare il territorio, controllando i recinti e camminando per chilometri ogni giorno, alla ricerca dei bracconieri, dei loro tracciati, dei loro campi e delle loro trappole.
Quando non sono sul campo, queste coraggiose donne cercano di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del bracconaggio e sulle conseguenze che questa pratica criminale porta, per evitare che nuovi membri vengano reclutati al fine di uccidere un numero ancora maggiore di animali.
Quest’idea sta funzionando in maniera molto efficace, tanto che, dall’inizio dell’anno, nella riserva non è stato ucciso neanche un rinoceronte, mentre in una riserva confinante, senza sorveglianza, sono state segnalate 23 uccisioni.
Questa attività è valsa alle Black Mambas il premio Champions of the Earth dell’UNEP (United Nations Environment Programme), assegnato ogni anno ad organizzazioni e individui che si distinguono nella tutela dell’ambiente e nella costruzione di un futuro sostenibile, agendo, nei rispettivi campi di competenza, con tenacia e determinazione.
Leitah Mkhabela, ranger della Black Mambas Unit, ha dichiarato: “Io non ho paura, so quello che sto facendo e so perché lo sto facendo. Se vedete i bracconieri, dite loro di non provarci, che siamo qui e che sono loro ad essere in pericolo. Gli animali meritano di vivere, hanno il diritto di vivere. Voglio che mio figlio possa vedere un rinoceronte, è per questo che li proteggo. Se la domanda di alcuni prodotti finirà, anche le uccisioni cesseranno. Dite sì alla vita. Dite no al corno di rinoceronte e all’avorio di elefante commercializzati illegalmente”.
Vera MORETTI