E si finisce per ricevere un contro invito, perché una lunga giornata sul set sotto la pioggia non è la premessa ideale ad una conversazione che vuole andare al di là del fenomeno Rosy Abate, in queste settimane protagonista assoluta del palinsesto di Canale5 con la quinta stagione di Squadra antimafia – Palermo oggi. E a Giulia serve la mente fresca per rimettere in ordine quel flusso di pensieri che le affiora nella mente, così finisce per scriverti un sms in serata e darti quella risposta che durante l’intervista non avevi ricevuto. E poi c’è la sua irresistibile risata.
In estate con Ozpetek in Puglia, adesso per le riprese de Il bosco. Come si sta sempre sul set?
Si vive a metà, ma è necessario. Diventa un po’ complicato quando si gira lontano da casa, ma non dobbiamo mai dimenticare che noi attori siamo dei privilegiati. Va bene così.
Sei diventata attrice per caso. Che lavoro avresti fatto altrimenti?
Probabilmente la girovaga! (ride). In realtà ho sempre avuto una passione per gli animali, mi sarebbe piaciuto studiare veterinaria e avere uno studio mio. Ma quando ero piccola farneticavo di fare l’archeologa in mezzo a queste distese di niente, mi vedevo nei deserti sconfinati.
E oggi in cosa trovi la serenità?
Ho bisogno di cose semplici attorno a me, di stare con la mia famiglia. E in più viaggio molto, credo che sia una delle poche cose per cui valga la pena ritagliarsi del tempo. Mi rigenera e mi piace vedere cose nuove, assaggiare nuovi cibi e imparare le lingue.
Dopo l’ultimo episodio di Squadra antimafia andato in onda qualche giorno fa, sulla tua pagina Facebook ufficiale i fan parlavano di interpretazione da Oscar nella scena in cui Rosy Abate crede che il figlio sia stato assassinato…
Addirittura dicono questo? Io purtroppo non uso Facebook, ho un contatto indiretto con i fan tramite le persone che gestiscono la pagina. Ma ogni tanto sbircio la pagina e sono sempre lusingata dal vedere tutti questi fan e veramente mi sembra impossibile che siano così tanti…
Il ruolo do Rosy Abate è quello che ti ha dato forse più popolarità. In fondo è stata la prima serie televisiva a discutere di mafia attraverso le donne, no?
Sono convinta che sia proprio questa infatti la ragione del suo successo. Squadra antimafia è nato raccontando un rapporto tra due donne: Claudia Mares e Rosy Abate. Il contrasto tra due mondi diversi che è risultato piuttosto intrigante.
Quale ti sembra l’immagine delle donne in tv?
Pessima, ma questo tema ci condurrebbe a discutere di politica. Ancora oggi le donne sono spesso merce di scambio, non abbiamo il coraggio di osare, di dimostrare una donna diversa.
Il Presidente Boldrini ti piace?
Sembra dire cose sensate e apparentemente non fa favoritismi. Il problema è che, purtroppo, non ancora quello che ci serve.
Se ti dico la parola “bella”, che ti viene in mente?
Nulla. Che vuol dire bello? Bello per chi? Non credo di essere in grado di giudicare qualcosa.
Credi di essere bella?
Mi posso definire un tipo più che bella.
Come affronti il tuo lavoro?
Credo che la mia salvezza sia provare ancora un senso di divertimento e affrontarlo con autoironia. Questo è un lavoro che ti schiaccia perché devi sempre essere la più bella, devi partecipare all’evento giusto e così via. Il che poi non è neanche vero.
E come è in realtà?
Dipende da quanto tu avverti come vero questo stereotipo, da come vivi la tua condizione e la realtà che ti circonda. Poi ognuno è libero di fare le sue scelte, ma ci si può affermare senza indossare per forza una minogonna. Il problema è che il sesso nella tv e nella società ha un ruolo preponderante, ed eccolo buttato così a caso, anche quando magari non c’entra.
Il tuo essere schiva è un’arma di difesa a questa situazione?
Sicuramente mi difende, ma non è una reazione a qualcosa, lo faccio incosciamente. È il mio modo di essere nella vita, non solo nel lavoro: mi piace stare sempre un passo indietro, guardo le cose e poi se è il caso avanzo. È anche il modo per stare con i piedi per terra.
Sono passati poco più di dieci anni dal tuo esordio come attrice. Ti senti di fare un bilancio?
Non credo di essere così diversa da come ero 10 anni fa, o almeno non mi sento diversa. Il lavoro mi ha aiutato tanto perché io non ho frequentato scuole di recitazione, è una palestra. Ogni giorno è un’occasione buona per imparare.
Che vesti ti vedremo indossare prossimamente?
Il bosco, la serie che sto attualmente girando, è un vero work in progress, è difficile anche da definire: un po’ thriller, un po’ mistery. Nel film di Ozpetek (Allacciate le cinture n.d.r) interpreto una studentessa di medicina che ritroviamo alcuni anni dopo quando è già diventata dottoressa.
La rivedremo ancora nei panni di Rosy Abate?
Chissà! La povera Rosy non ne può più…
Anche per interpretare Rosy serve l’autoironia?
Una vagonata!
Andrea VIGNERI
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