In un mondo dilaniato, quest’anno dalla pandemia del Covid 19, l’abbiamo già detto molte volte, a pagare il prezzo più alto, eccezion fatta per i malati gravi, sono stati bambini e giovani.
I bambini privati delle loro abitudini scolastiche hanno dovuto ripiegare, nella migliore delle ipotesi, su videochiamate e incontri su skype, gli adolescenti e i teen agers, ormai più avvezzi alla tecnologia, hanno sbargaliato il mondo dei social.
Di Tinder, Grinder, meetic e similia abbiamo già parlato, ma oggi parliamo di un’altra app, social, che per certi versi ci sembra addirittura un po’ inquietante.
Hey! Vina è la app che permette di trovare nuovi amici. “Tinder for (girl)friends”, è la sua descrizione, perché il suo obiettivo è trovare il modo per farti fare nuove amicizie.
Si tratta di una app scaricabile su smartphone che si può utilizzare come strumento per “matchare” o,meglio, collegare, persone che potrebbero diventare amiche.
La sua creazione è il frutto di un team completamente al femminile che arriva dall’assolata California di San Francisco. Olivia June, founder e CEO di Vina, ha raccontato che il pensiero alla base del suo progetto è stata l’idea che un’amicizia possa essere una svolta nella vita di ciascuna.
Inutile sottolineare come il mito di Sex and the CIty e l’amicizia tra donne glamour in una New York modaiola e mondana siano state la principale fonte di ispirazione.
Il funzionamento di Vina è molto semplice, per tanti versi simile a Tinder. Il profilo di chi si iscrive prevede una foto, una breve biografia in cui si può inserire una descrizione gli interessi e le attività che possono essere fattore di incontro.
E poi è tutta questione di “swipe” a sinistra e si passa oltre a destra e si approfondisce al conoscenza.
Il match avviene quando le due persone mostrano interesse reciproco.
A quel punto e solo a quel punto si può chattare insieme, per fare le presentazioni dirette, ed eventualmente fissare un appuntamento per un caffè, così da conoscersi di persona.
Perché comunque l’amicizia è fatta di sguardi di sorrisi, di strette di mano e di abbracci (quando si potrà) e lo schermo del telefono, certamente non è sufficiente.
Silvia GALLI