Enrica Tesio è una donna con la D maiuscola. Una di quelle che come apre bocca, anzi come sfiora la tastiera, dice meglio di ogni altra quello che tutte quante avremmo voluto dire o che, almeno stavamo, pensando. Parlare di Natale con Enrica è come aprire la porta di casa e sentire il borbottio della pentola sul fuoco: una rassicurante sensazione che non ci stanca mai.
Per Enrica il Natale è?
Io e il Signor Natale abbiamo una relazione complicata. Da ragazza non mi piaceva, lo snobbavo, poi però a Befana archiviata, c’era sempre un momento preciso in cui mi prendeva una malinconia di ciò che non era stato o non era stato abbastanza, mi pareva di aver perso un’occasione. Gli alberi ritardatari che sostavano nei terrazzini mi facevano sentire in colpa per non aver approfittato della felicità quando era il momento. Ora che sono mamma mi sforzo di godermela, partendo per tempo, i miei figli mi hanno fatto rivalutare tantissime cose che non consideravo a sufficienza: una doccia calda in solitudine, il silenzio totale e il Natale.
Qual è il film che preferisci vedere e rivedere in questo particolare periodo dell’anno?
Frankenstein junior e L’amore non va in vacanza.
Il Natale in una canzone.
Natale di De Gregori. Me la cantava sempre mia madre.
Il tuo déjà vu culinario del Natale?
La mia famiglia materna è toscana. Quando mio nonno era ancora vivo alla fine del pranzo (pessimo a dire la verità, mia nonna cucinava malissimo) tirava fuori il panforte, i cantucci e il Vin Santo. Che quel Vino lì era sempre lo stesso da anni, ne avevamo seguito personalmente tutta la trafila per la beatificazione. Napoli ha il miracolo del Sangue di San Gennaro, noi toscani a Torino avevamo il miracolo della fermentazione natalizia della sacra bottiglia di Vin Santo. Era orribile e delizioso insieme.
Cosa ami cucinare a chi ami in questi giorni di festa?
Amo molto l’idea che gli altri cucinino per me. La sera del 24, nonostante sia separata, la passiamo sempre a casa della mia (ex) suocera. Lei è molto brava ai fornelli e io mi devo solo sedere e mangiare. Una volta all’anno mi piace così.
Qual è il tuo piatto preferito della tradizione culinaria natalizia italiana?
Direi i cappelletti in brodo, anche se dei cappelletti in brodo amo soprattutto il brodo e lo preferirei con la minestrina. Sono una pensionata dentro, per me non c’è niente di meglio della minestrina con il brodo di carne. Quindi la mia risposta è “cappelletti in brodo senza cappelletti ma con le stelline”.
Cosa ti piace regalare alle persone a cui vuoi bene?
Ho un passato di “regalatrice” seriale, una di quelle che per i fidanzati sferruzzava per mesi orrende sciarpe di lana di cactus. Forse faceva più felice me farle che loro riceverle. Adesso quando faccio i regali penso solo e soltanto a far sorridere di soddisfazione il destinatario del pensiero.
Silvia GALLI