Per celebrare la fotografia, un’arte che ha contribuito a rivoluzionare il mondo il 19 agosto si festeggia la Giornata mondiale della fotografia, nata nel 2010 su iniziativa del fotografo australiano Korske Ara.
Il 19 agosto, data scelta non a caso, è il giorno che coincide con la data di nascita del dagherrotipo, fatta risalire al 19 agosto 1837.
In questo orribile 2020, nulla come la fotografia ha potuto raccontare, ad un mondo chiuso in casa,a causa della pandemia da Coronavirus 19, quello che succedeva fuori e viceversa.
La fotografia è stata ed è tuttora il documento necessario per raccontare il delirio negli ospedali, le file interminabili di fronte ai negozi di alimentari, i runners solitari additati come i peggiori criminali…
Ma non solo.
Anche quello che succedeva nelle case, le infornate di torte e prelibatezze varie, le sessioni di work out, i lavoretti dei bambini, le composizioni di fiori, insomma tutto ciò che, scorrendo la schermata di Instagram ha raccontato la vita in pandemia.
Alcuni professionisti, poi hanno indetto concorsi, promosso progetti, anche amatoriali, proprio a tema fotografico. Uno di essi che vale la pena ricordare è quello della fotografa torinese Daniela Foresto che, proprio nei primi giorni di lockdown ha proposto i “sofa Portraits” su Facebook, un modo per raccontare questo periodo.
“Perché non creiamo una storia fotografica di questo periodo? Seppur molto triste è sempre la nostra storia. Ognuno di noi si fa una foto in casa, magari con lo stesso stile, tipo sul sofà con i nostri famigliari ”
Questa è stata la richiesta della promotrice ed il successo, talmente grande da farne addirittura anche una raccolta fondi. Ogni foto stampata infatti ha contribuito a donare alla Fondazione Caterina Farassino per l’acquisto di DPI e macchinari per gli ospedali del Piemonte.
Abitualmente pensiamo alle foto dei piatti, dei tramonti, delle “gambe in vacanza” ( i famosi wurstel davanti al mare), ma mai come quest’anno la giornata mondiale della fotografia ha un significato speciale, quello di essere documento di un anno che mai avremmo voluto vivere.
Silvia GALLI