Gennaio è il mese del ricominciare. Del costruire, del programmare e dei buoni propositi che tuttavia non sempre riusciamo a rispettare. Abbiamo iniziato questo 2021 pieni di fiducia, pienamente consapevoli che il verbo che accompagnerà soprattutto i primi mesi sarà “pazientare“. Spesso sottovalutata, dovremo imparare l’arte della pazienza per riuscire a vivere con serenità ed equilibrio questo tempo sospeso. E intanto che ci esercitiamo nella pratica del saper pazientare, possiamo trovare diletto nei tanti nuovi libri da leggere a gennaio 2021.
Fidati compagni di viaggio
Grandi e fidati compagni di questo anno di pandemia e lockdown, i libri da leggere a gennaio 2021 sapranno distrarci da paure, incertezze e preoccupazioni, aiutandoci a non fossilizzarci e a riempire il tempo in maniera piacevole e costruttiva. Fortunatamente sono molte le uscite interessanti, così che altro non ci rimane che l’imbarazzo della scelta. Noi abbiamo fatto per voi una selezione di libri da leggere a gennaio 2021, che speriamo incontrino i vostri gusti.
Libri da leggere a gennaio 2021
Toshikazu Kawaguchi, Basta un caffè per essere felici (Garzanti Libri, PP 176, EURO 16,00). Tra i libri da leggere a gennaio 2021, in uscita il 14 gennaio. Accomodati a un tavolino. Gusta il tuo caffè. Lasciati sorprendere dalla vita. L’aroma dolce del caffè aleggia nell’aria fin dalle prime ore del mattino. Quando lo si avverte, è impossibile non varcare la soglia della caffetteria da cui proviene. Un luogo, in un piccolo paese del Giappone, dove si può essere protagonisti di un’esperienza indimenticabile. Basta entrare, lasciarsi servire e appoggiare le labbra alla tazzina per vivere di nuovo l’esatto istante in cui ci si è trovati a prendere una decisione sbagliata. Per farlo, è importante che ogni avventore stia attento a bere il caffè finché è caldo: una volta che ci si mette comodi, non si può più tornare indietro.
E così per Gotaro, che non è mai riuscito ad aprirsi con la ragazza che ha cresciuto come una figlia. Yukio, che per inseguire i suoi sogni non è stato vicino alla madre quando ne aveva più bisogno. Katsuki, che per paura di far soffrire la fidanzata le ha taciuto una dolorosa verità. O Kiyoshi, che non ha detto addio alla moglie come avrebbe voluto. Tutti loro hanno qualcosa in sospeso, ma si rendono presto conto che per ritrovare la felicità non serve cancellare il passato, bensì imparare a perdonare e a perdonarsi. Questo è l’unico modo per guardare al futuro senza rimpianti e dare spazio a un nuovo inizio.
Teresa Ciabatti, Sembrava Bellezza (Mondadori, PP. 240, EURO 18,00) In uscita il 26 gennaio 2021. Finalista al premio Strega 2017, Teresa Ciabatti torna in libreria con un romanzo straordinario che esordisce così: “I fatti e le persone di questa storia sono reali. Fasulla è l’età di mia figlia, il luogo di residenza, altro”. Ad accoglierci tra le pagine di questo romanzo è una donna, una scrittrice, che dopo essersi sentita ai margini per molti anni ha finalmente conosciuto il successo. Attraversa un tempo ruggente di riscatto, che cerca di tenersi stretto ma ogni giorno le sfugge un po’ di più. Proprio come la figlia ventenne, che rifiuta di parlarle e si è trasferita a vivere lontano.
Combattuta tra risentimento, desiderio di rivalsa e sgomento per il tempo che si consuma la coglie Federica, la più cara amica del liceo, quando dopo trent’anni torna a cercarla. E riporta nel suo presente anche la sorella maggiore Livia – dea di bellezza sovrannaturale, modello irraggiungibile ai loro occhi di sedicenni sgraziate, che in seguito a un incidente è rimasta prigioniera nella mente di un’eterna ragazza. Come accadeva da adolescenti, le vite tornano a intrecciarsi, i pensieri a specchiarsi, a respingersi e mescolarsi. La protagonista perlustra il passato alla ricerca di una verità, su se stessa e su Livia, e intanto cerca di ritrovare il bandolo della propria esistenza ammaccata: il lavoro, gli amori. Livia era e resta un mistero insondabile: miracolo di eterna bellezza preservata nell’inconsapevolezza? O fenomeno da baraccone?
Mariapia Veladiano, Adesso che sei qui (Guanda, PP. 272, EURO 18,00). In uscita il 21 gennaio 2021. Incontriamo zia Camilla sulla piazza di un piccolo paese non lontano dal lago di Garda e dal corso dell’Adige. Per le borsette e i cappellini tutti la chiamano la Regina, e in effetti nel portamento assomiglia alla regina d’Inghilterra, con qualche stranezza in più. Qualcuno l’ha fatta sedere sulle pietre della fontana dove la raggiunge la nipote Andreina, e un pezzo di realtà di zia Camilla si ricompone. E l’esordio, così lo chiamano, di una malattia che si è manifestata a poco a poco, a giorni alterni, finché il mondo fuori l’ha vista e da quel momento è esistita per tutti, anche per lei.
Zia Camilla è sempre vissuta in campagna tra fiori, galline e gli amati orologi, nella grande casa dove la nipote è cresciuta con lei e con zio Guidangelo. Ora Andreina, che è moglie e madre mentre la zia di figli non ne ha avuti, l’assiste affettuosamente e intanto racconta in prima persona il presente e il passato delle loro vite. Una narrazione viva ed energica, come zia Camilla è sempre stata e continua a essere. Intorno e insieme a loro, parenti, amiche, altre zie, donne venute da lontano che hanno un dono unico nel prendersi cura, tutte insieme per fronteggiare questo ospite ineludibile, il «signor Alzheimer», senza perdere mai l’allegria. Perché zia Camilla riesce a regalare a tutte loro la vita come dovrebbe essere, giorni felici, fatti di quel tempo presente che ormai nessuno ha più, e per questo ricchi di senso.
Carmen Barbieri, Cercando il mio nome (Feltrinelli, PP. 224, EURO 16,50) In uscita il 7 gennaio 2021. Anna e suo padre sono “due pupi mossi dalla stessa coppia di aste di metallo”, i fili che li legano sembrano destinati a non spezzarsi mai, il loro legame inviolabile. Ma non può essere così, non è mai così, e a diciannove anni, dopo una malattia che brucia il tempo, Anna perde il padre per un melanoma. Il rispecchiamento in lui è così forte, la sua figura così sensibile e piena di cura, così materna, che Anna perdendo suo padre perde se stessa, si confonde, senza lo sguardo di lui è come se fosse diventata niente.
L’attraversamento del lutto diventa perciò, necessariamente, ricerca di sé, della propria femminilità, e finisce per passare attraverso una scarnificazione del corpo, il suo oltraggio. Trasferitasi da Napoli a Roma, usando l’università come un pretesto per allontanarsi dalla morte incombente, Anna si ritrova a doversi mantenere da sola, la madre non può aiutarla nelle spese né lei vuole gravare, così si indirizza a un prete grazie al quale la sua coinquilina ha trovato lavoro come ragazza delle pulizie.
Il prete però la vede bella – “bisognerebbe proteggere la propria carne con squame più spesse di quelle che il lutto fa risplendere sopra le nostre teste. E invece ci esponiamo al sole dell’angoscia senza alcuna protezione, quasi a pretenderli, i segni sulla pelle di questo nostro attraversamento tisico del tempo” – e le propone un lavoro meglio pagato, in un night club. Anna è turbata, pensa di rifiutare ma poi accetta, e c’è repulsione e attrazione nel suo sì. Mescolato al racconto delle notti in cui si trasforma in Bube, con i muscoli tesi attorno al palo della lap dance, riemerge il passato, riemergono i vicoli e i bassi di Napoli, l’infanzia delle veglie con la nonna, i pomeriggi a fare i compiti con Alfredo e Cristina, e soprattutto il padre, la malattia che scompiglia tutto, la possibilità di esistere nonostante la morte.