Inizia un nuovo anno ed inizia all’insegna della grande letteratura. Dopo un dicembre quasi silente, caratterizzato, come da tradizione da poche nuove uscite, il mese che abbiamo appena iniziato a vivere promette di farci sognare con narrazioni intense e avvincenti. A partire dall’attesissima pubblicazione postuma di Michela Murgia, recentemente scomparsa, i libri in uscita a gennaio 2024 ci terranno incollati alle loro pagine e ci faranno compagnia nelle lunghe serate invernali.
Libri in uscita a gennaio 2024
Oltre al pamphlet di Murgia, il 2024 è l’anno del ritorno in libreria di Viola Di Grado, che racconta di un amore onirico, e dell’esordio letterario della ventiquattrenne Francesca Ventura, pubblicata da Garzanti. Di seguito potrete trovare una selezione di libri in uscita a gennaio 2024 che vi faranno letteralmente innamorare.
Michela Murgia, Dare la vita
(Rizzoli, PP. 128, EURO 15,00). Il più atteso dei libri in uscita a gennaio 2024 è senza dubbio il pamphlet pubblicato postumo della scrittrice sarda recentemente scomparsa. Si può essere madri di figlie e figli che si scelgono, e che a loro volta ci hanno scelte? Si può costruire una famiglia senza vincoli di sangue? La risposta è sì. La queerness familiare è ormai una realtà, e affrontarla una necessità politica, come lo è quella di un dialogo lucido e aperto sulla gestazione per altrə, un tema che mette in crisi la presunta radice dell’essere donne. Interrogarci, discutere intorno a questa radice significa sfidare il concetto di normalità e naturalità a cui siamo abituati. Michela Murgia lo ha fatto per anni, nei suoi libri e sui social, e nelle ultime settimane di vita ha raccolto i suoi pensieri per donarci questo pamphlet densissimo e prezioso, in cui ci racconta – partendo dall’esperienza personale – un altro modello di maternità, come si possa dare la vita senza generare biologicamente, come i legami d’anima possano sommarsi ai legami di sangue.
Libri in uscita a gennaio 2024: Viola Di Grado, Marabbecca
(La nave di Teseo, PP. 208, EURO 19,00). Un pomeriggio di fine estate Clotilde e Igor, dopo essersi lasciati, hanno un incidente d’auto. Lei rimane ferita, lui finisce in coma. Mentre veglia sul suo sonno impenetrabile, Clotilde inizia a ricevere visite della ragazza responsabile dello schianto, una fragile studentessa di ornitologia di nome Angelica, e tra loro nasce un rapporto indecifrabile e intenso. Quando Igor sì sveglierà dal coma—radicalmente trasformato eppure immutato nella sua indole violenta— la sua presenza logorerà l’equilibrio precario delle due donne: nello spazio magico e claustrofobico di una stanza piena di uccelli, i tre personaggi precipiteranno in un dedalo tortuoso dove i sentimenti muteranno forma a ogni curva.
Federica Manzon, Alma
(Feltrinelli, PP. 272, EURO 18,00). Tre giorni dura il ritorno a Trieste di Alma, che dalla città è fuggita per rifarsi una vita lontano, e ora è tornata per raccogliere l’imprevista eredità di suo padre. Un uomo senza radici che odiava il culto del passato e i suoi lasciti, un padre pieno di fascino ma sfuggente, che andava e veniva al di là del confine, senza che si potesse sapere che lavoro facesse là nell’isola, all’ombra del maresciallo Tito “occhi di vipera”. A Trieste Alma ritrova una mappa dimenticata della sua vita. Ritrova la bella casa nel viale dei platani, dove ha trascorso l’infanzia grazie ai nonni materni, custodi della tradizione mitteleuropea, dei caffè colti e mondani, distante anni luce dal disordine chiassoso di casa sua, “dove le persone entravano e se ne andavano, e pareva che i vestiti non fossero mai stati tolti dalle valigie”.
Ritrova la casa sul Carso, dove si sono trasferiti all’improvviso e dove è arrivato Vili, figlio di due intellettuali di Belgrado amici di suo padre. Vili che da un giorno all’altro è entrato nella sua vita cancellando definitivamente l’Austriaungheria. Adesso è proprio dalle mani di Vili, che è stato “un fratello, un amico, un antagonista”, che Alma deve ricevere l’eredità del padre. Ma Vili è l’ultima persona che vorrebbe rivedere. I tre giorni culminanti con la Pasqua ortodossa diventano così lo spartiacque tra ciò che è stato e non potrà più tornare – l’infanzia, la libertà, la Jugoslavia del padre, l’aria seducente respirata all’ombra del confine – e quello che sarà.
Libri in uscita a gennaio 2024: Francesca Ventura, Fragili scintille
(Garzanti, PP. 350, EURO 16,90). Si trova un posto dove lasciare il cuore solo dopo essersi persi. È un’espressione giapponese che Bice sussurra, per imprimerlo nella mente, proprio come il pennello che la sfiora sta colorando d’oro le sue cicatrici. Nessuno in università direbbe che Bice si è persa. Agli occhi degli altri appare altera, irraggiungibile, scontrosa. Eppure, c’è qualcuno ha intravisto la sua fragilità ed è entrato nella sua vita all’improvviso, come la pioggia in un giorno d’estate. Un ragazzo dal sorriso solare e dai profondi occhi scuri di nome Kento. Bice sa che dovrebbe stargli lontana, ma, quando Kento diventa il suo tutor di giapponese, è obbligata a presentarsi alle lezioni. Lì non impara soltanto a scrivere i kanji disegnando fiori di ciliegio o a gustare il tè matcha. Lì, Kento le parla della bellezza di quelle ferite che Bice cerca disperatamente di nascondere e che lui, ora, sta riempiendo d’oro. Per la prima volta da tanto, Bice sente qualcosa simile alla speranza, ma sa anche c’è ancora il rischio di perdersi per sempre. Perché i segreti del suo passato sono bivi sulla via che potrebbero portarla alla felicità.
Emanuele Aldrovandi, Il nostro grande niente
(Einaudi, PP. 200, EURO 17,00). Tra pochi giorni lui avrebbe sposato la ragazza con gli occhi grandi, se non fosse morto in un incidente stradale. E adesso la vede tornare in quella che era la loro casa, trovare il suo computer sul tavolo e le ciabatte che lei gli aveva regalato in corridoio, dove lui le ha lasciate. La tazza invece è sul bordo del lavandino: lei ci infila il naso dentro e scoppia a piangere. Non vuole mangiare, anche se la madre insiste, ha perso la fame. Poi però, distrattamente, beve un sorso di caffè, morde un biscotto, e si stupisce di trovarlo buonissimo, come prima che lui morisse, come sempre. Forse è in quel momento che inizia il suo faticoso ritorno alla vita, ed è la voce di lui a raccontarlo. Giorno dopo giorno, vede scorrere l’esistenza di lei – che cambia città, si sposa, ha figli – catturando le istantanee di un tempo che non gli appartiene; le alterna ai ricordi di un amore che credeva unico. Ma se avesse l’occasione di vivere ancora, come reagirebbe alla certezza che del suo grande amore, nel giro di un attimo, potrebbe non restare niente?
P.P.
Foto di Toa Heftiba su Unsplash