Due donne bellissime a contendersi il cuore di un solo uomo. Marilyn Monroe e Jacqueline Kennedy, dalla sensualità travolgente la prima, emblema di carisma ed eleganza la seconda, per diversi anni l’amante e la moglie del presidente Usa John Fitzgerald Kennedy. Secondo le ultime indiscrezioni le due rivali in amore si sarebbero parlate al telefono: proprio la divina Marilyn avrebbe annunciato alla first lady l’intento del presidente di divorziare.
Jacqueline avrebbe risposto con tutto l’illimitato savoir-faire di cui poteva disporre: «E ti sposerà? Bene, assumerai le responsabilità, io me ne andrò e tu avrai tutti i problemi». Il mistero continua, quindi, a cinquant’anni dalla tragica morte di JFK a Dallas per mano dello squilibrato Lee Harvey Oswald nel novembre del 1963, caso ancora da decifrare nei particolari e che nemmeno la tanto discussa Commissione Warren riuscì a far emergere con chiarezza.
La stessa notte di novembre vide l’allora vicepresidente Lyndon B. Johnson giurare fedeltà alla Costituzione proprio sull’aereo che trasportava la salma del presidente assassinato, affianco ad una scossa Jacqueline con l’elegante cappotto ancora insanguinato.
Era l’America di Cassius Clay e di una nuova controcultura giovanile che cominciava a prendere coscienza di se, l’America che si apprestava a combattere la logorante guerra del Vietnam, dalla quale ne uscì stremata e umiliata dieci anni dopo.
La favola di Jacqueline continuò fra le braccia dorate dell’armatore greco Aristotele Onassis, quella di Marilyn finì tragicamente nella sua casa di Brentwood, sola e infelice, come l’America della seconda metà degli anni ’60
Jacopo Marchesano
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