Ti manco un vocale da dieci minuti, soltanto per dirti quanto sono felice“, canta Tommaso Paradiso. Ma anche per dirti come è andata la mia giornata. Per raccontarti di quanto sia arrabbiata con il mio capo. Per dirti di quel ragazzo che ho conosciuto ieri e che vuole rivedermi. Per raccontarti per filo e per segno di come è andato il colloquio. Per dirti che lui continua ancora con quel giochetto del visualizzato non risposto e secondo te perché fa così? Mi vuole o non mi vuole? Insomma, i messaggi vocali, veloci, pratici e immediati – anche perché, diciamolo, spesso camminando per strada e scrivendo su whatsapp abbiamo rischiato di finire contro un palo o sotto una macchina – hanno preso piede velocissimamente, tanto che adesso anche sulle chat di Facebook e Instagram esiste una funzione equivalente.

Messaggi vocali odi et amo

Ma se c’è chi non può più vivere senza, c’è anche chi, i messaggi vocali, li detesta selvaggiamente, perché “se dovevi mandarmi un vocale da dieci minuti, potevi anche chiamarmi”, perché “non posso ascoltare perché sono in ufficio”, perché sembra di tornare all’epoca dei walkie talkie (passo e chiudo), perché “ma veramente mi ha mandato dieci vocali da dieci secondi? e io sono ancora sua amica?”, perché non sapremo mai se il vocale in questione contiene un messaggio urgente, se vuole essere soltanto un saluto o se, ancora, è il delirio di un’amica che dopo essersi lasciata con il fidanzato ha esagerato con i bicchieri di prosecco.

Insomma, per non scontentare nessuno, con massimo rispetto per chi li ama per i motivi che vi abbiamo detto e per chi li odia per i motivi di cui sopra, Wiko, brand di telefonia portavoce del lusso democratico, ha pensato di stilare una sorta di galateo con alcuni consigli allo scopo di evitare che i messaggi vocali siano troppo invadenti, fastidiosi e controproducenti, rischiando di rompere amicizie decennali.

Cinque consigli per l’utilizzo dei messaggi vocali

1. Less is more – Se volete che il vostro messaggio venga ascoltato fino alla fine, non superate i 20 secondi. La soglia d’attenzione di una persona che vi ascolta comincia a calare dopo i primi 3 secondi, figuriamoci dopo 20. Siate sempre concisi, chiari e diretti.

2. Valutate le reazioni – Se continuate a mandare vocali, e la risposta vi arriva sotto forma di messaggio testuale, forse state sbagliando codici di comunicazione. Meglio “risettare” lo scambio e adeguarsi all’interlocutore. Potreste rimanere sorpresi e scoprire che l’unico modo per comunicare con successo con vostra madre siano proprio i vocali, mentre il partner non li può proprio tollerare.

3. Il contesto è tutto – Dove verrà ascoltato il vocale? Se sapete che chi riceverà il vocale è a lezione, in ufficio o, peggio impegnato in una importante riunione, meglio evitare. Se invece sapete che il destinatario non ha impegni in agenda, un vocale potrebbe essere la comunicazione ideale, più estemporanea e che esclude la necessità di fissare lo schermo dello smartphone.

4. Non fatevi prendere la mano – Nelle chat di gruppo i vocali generano il massimo grado di fastidio. Le famose chat di classe, ma anche le più informali chat con gli amici del calcetto, rischiano di divenire un inferno tra continui botta e risposta. I più tenaci forse resistono fino al terzo vocale! Non abusate.

5. Misurate l’importanza – se volete essere proprio sicuri che il destinatario riceva l’informazione che volete comunicare non rischiate che non possa ascoltarla.

 

Pinella PETRONIO