Se ne parla molto ultimamente, ma non ancora tutti sanno chi sono, anche se, a quanto pare, sembrano destinati a diventare sempre più numerosi ed influenti.
Sono i Millennials, ovvero i nati tra il 1980 e il 2000, che ormai hanno superato i baby boomer e che, attualmente, sono la generazione più numerosa negli Stati Uniti, con 75,4 milioni di persone. E il dato, considerando il continuo afflusso di giovani immigrati, subirà un picco, soprattutto negli Stati Uniti, che nel 2036 raggiungerà 81 milioni di persone.
Quantificandolo in denaro, significa che, ad oggi, essi gestiscono 600 milioni di dollari, ma che, già nel 2020, arriveranno a 1,4 trilioni di dollari, ovvero il 30% delle vendite al dettaglio.
Ma non si tratta solo di soldi da spendere, piuttosto della grande capacità di influenzare i comportamenti di acquisto, molto più elevata delle generazioni precedenti. La motivazione, però, va ricercarsi anche nell’avvento di internet e delle vendite online, nonché dell’informazione, che sul web scorre veloce e permette di essere sempre aggiornati sulle tendenze del momento.
Spendere non è l’obiettivo principale, perché, se i soldi hanno un valore, lo hanno anche le buone cause: se, dunque, si deve pagare un prezzo più alto per un prodotto o servizio offerto da una società impegnata in una campagna lodevole, ad esempio, lo si fa volentieri.
Sempre in questa ottica, i valori cardine per guidare un’impresa si devono basare sulla soddisfazione dei dipendenti, l’etica, l’onesta e l’attenzione al cliente, mentre il profitto è considerato importante solo per il 5% di loro.
Considerando il lavoro, i Millennials dimostrano di essersi adattati perfettamente all’aria che tira: non sono altrettanto fedeli al posto di lavoro come i loro predecessori, e quando cambiano sono mossi non solo da stipendio e ambiente di lavoro più dinamico ed innovativo, ma anche da un idealismo che spinge loro a migliorare le cose e il mondo in cui vivono.
E quando non sono in ufficio, cosa fanno i Millennials? Che viaggino o vadano a fare shopping, per loro l’esperienza rimane sempre molto importante, tanto quanto i prodotti che si portano a casa. Ed è per questo che amano sperimentare anche dal punto di vista gastronomico ed alimentare. Da loro arriva il trend dei food truck, i ristoranti su ruote, e sono disposti a pagare di più per gustare prodotti biologici, nonostante dispongano di finanze più ristrette rispetto alle generazioni precedenti.
Questa problematica riguarda non solo i newyorkesi ma anche i Millennials europei, ribattezzati i milleuristi, perché costretti a sopravvivere con mille euro al mese in condizioni lavorative precarie.
Per non pesare sempre e comunque sui genitori, si sono inventati la sharing economy e, in quanto a condivisione, amano fare acquisti in gruppo e in modo collaborativo, sperando di poter contribuire allo sviluppo di prodotti e servizi delle aziende.
Come se la cavano i Millennials italiani? Prima di tutto, danno la precedenza a prodotti elitari che permettano loro di distinguersi, anche se solo uno su quattro si dichiara davvero fedele alle marche.
Certamente, si tratta di una delle generazioni che ha studiato di più e che dimostra, forse proprio per questo, maggiore apertura mentale e uno spirito molto più liberale dei loro genitori, che accomuna i millennials da questa parte e dall’altra parte dell’oceano. I britannici sono fervidi sostenitori del matrimoni tra persone dello stesso sesso, mentre gli statunitensi sono favorevoli alla legalizzazione della marijuana.
Si dimostrano, invece, più difficili da catalogare quando si tratta di social e connessione. Se, infatti, il 42% si dichiara sempre connesso ed ottimista, il 19% è più lifestyle e il 16% avventuroso e attendo ai trend, con uno zoccolo duro del 23% di conservatori.
Vera MORETTI