Non è ancora uscito nelle sale ma già fa discutere: i trailer del film Nina, dedicato alla grande Nina Simone, hanno suscitato un putiferio tra i familiari della cantante e i suoi più accaniti fans.
I motivi sono tanti, a cominciare dalla locandina, piuttosto scioccante a dire il vero, con il viso di Zoe Saldana, attrice che impersona, appunto, la Simone, completamente modificato ma per nulla simile al gran personaggio che interpreta.
Ci si chiede, senza nessun rancore nei confronti di Saldana, se davvero non c’era nessuna attrice afroamericana, come era Nina Simone, in grado di ricoprire il ruolo sullo grande schermo, considerando che Zoe Saldana si è dovuta sottoporre a blackface, come facevano gli attori bianchi di fine Ottocento, e indossare una protesi al naso. Il risultato, per i detrattori del film e i sostenitori della sacerdotessa del soul, è una caricatura infelice e fuori luogo, poiché è evidente che si tratti di una ragazza latina travestita da afroamericana.
Le critiche, a tratti pungenti, non sono certo campate per aria, perché l’aspetto fisico di Nina Simone è sempre stato parte integrante della sua carriera e del suo successo, ma soprattutto in linea con il contenuto dei suoi brani, come ha voluto precisare l’antropologa Lanita Jacobs: “La musica di Nina prende spunti da una consapevolezza del proprio aspetto fisico. Capiamo che ci sono dei problemi legati alla bellezza, e a volte ciò che dà diritto ad alcune di parlare di questi problemi è che sanno cosa vuol dire nascere con capelli strani, o avere il naso largo o la pelle scura”.
Vittima sacrificale è stata a più riprese proprio Zoe Saldana, criticata sui social network sia dall’account ufficiale della Nina Simone Estate, sia dal fratello di Simone, ovvero Sam Waymon, il quale ha ribadito scandalizzato che utilizzare un attrice latina e sottoporla a blackface per farle interpretare sua sorella è stata una scelta sbagliata, dettata solo dal potere: “Zoe Saldana ha un nome, ma è abbastanza per sacrificare la vera storia di una persona, quello che sono, in nome dei titoli sui giornali e del botteghino? A quanto pare sì”.
Ma, dopo la pubblicazione di questa affermazione piuttosto “forte”, la famiglia ha preso le distanze e la figlia di Nina Simone, ovvero Lisa Simone Kelly, ha dichiarato che l’affermazione non viene né da lei né direttamente dalla famiglia, ma da un amico che gestisce la pagina: “È chiaro che lei abbia fatto il suo meglio per il progetto, sfortunatamente è stata attaccata pur non essendo responsabile della scrittura e delle bugie”.
Ma quali sono le bugie verso le quali si punta il dito? Ad esempio la relazione tra la cantante e il suo manager Clifton Henderson, che nel film è trattata come una storia d’amore mentre non c’è mai stato nulla di romantico tra i due, anche perché Henderson era gay.
La figlia di Nina Simone ha anche aggiunto: “Il progetto era corrotto dall’inizio. Non è la verità sulla vita di mia madre e tutti lo sanno. Non è il modo in cui vorresti che venissero ricordati i tuoi cari”.
Vera MORETTI