Chi pensava che l’ottimismo fosse una delle peculiarità dell’Italia e, più in generale, dell’Europa, si sbagliava di grosso.
A dimostrare il contrario è una ricerca condotta da YouGov, secondo la quale nel Vecchio Continente è piuttosto il pessimismo a predominare.
Si tratta di un sondaggio online realizzato intervistando 18mila persone di 17 Paesi diversi e, se l’Italia non è stata compresa in questa indagine, gli europei intervistati, appartenenti a Danimarca, Norvegia, Germania, Svezia, Finlandia, Regno Unito e Francia, hanno offerto un quadro non certo incoraggiante.
Tra coloro che guardano all’anno nuovo con ottimismo, i più convinti sono i cinesi che, nonostante i problemi finanziari che hanno rallentato la scalata del Paese del Sol Levante, sono al 41% fiduciosi nei confronti del neonato 2016.
Che sia un paese dell’est ad avere il primato non è un caso, poiché anche al secondo posto arriva un outsider, ovvero l’Indonesia, con il 23% di rispondenti che credono in un 2016 migliore dell’anno che l’ha preceduto.
Chiude il terzetto di testa un altro Paese piuttosto lontano dall’Italia: quell’Arabia Saudita fondamentalista le scorse settimane di nuovo al centro dello sdegno internazionale per l’ondata di esecuzioni, fra cui quella del religioso sciita Nimr Baqr al-Nimr, che hanno rilanciato il conflitto con l’Iran. Il 16% dei sauditi intervistati online si dice ottimista nonostante il petrolio sotto i 30 dollari al barile.
A seguire, ecco la Thailandia, con una percentuale dell’11%, e ancora un territorio del golfo persico, gli Emirati Arabi Uniti, con il 10%.
Che poi, si può davvero parlare di ottimismo? A parte Cina ed Indonesia, infatti, dove le percentuali sono abbastanza alte, negli altri Paesi le cifre diventano davvero esigue, tanto che è il pessimismo a vincere, superando quasi sempre il 50% delle risposte.
La percentuale aumenta, oscillando tra il 60 e l’80%, in Europa ma anche, ad esempio, negli Stati Uniti, forse a causa dell’incertezza dovuta all’elezione del nuovo presidente.
Solo il 10% degli svedesi è ottimista sul futuro mentre danesi, norvegesi e finlandesi si attestano sull’8%, come Hong Kong, che esce da mesi di stravolgimenti politici e non ha ancora certezza del suo futuro nel ventre del sistema cinese.
Negli Stati Uniti solo il 6% se la sente di dirsi ottimista, stesso livello della Malesia. Chiudono la mesta classifica Germania, Regno Unito e Francia, che si muovono fra un misero 3 e 4% in compagnia di Australia e Singapore.
Ciò significa che non è il prodotto interno lordo a determinare felicità ed ottimismo, stati d’animo che ancora dipendono dalla situazione politica e dagli eventi tragici che continuano accadere non solo nei territori “caldi”, ma anche vicino a noi. Mesto ed inquietante esempio sono Parigi e Istanbul.
Vera MORETTI