Dopo aver tristemente imparato quanto può far male il cyberbullismo, e dopo aver cominciato a stigmatizzare chi lo fa, con interventi nelle scuole da parte di educatori e psicologi a spiegare agli studenti le gravi conseguenze che questa condotta può causare, ora si sente parlare di un altro pericolo che corre in rete: il revenge porn.
Per capire di cosa di tratta, basta aprire i giornali nelle notizie di cronaca, che sono sempre più spesso piene di episodi di molestie online, soprattutto se a sfondo sessuale.
Del resto, lo dice la parola stessa: revenge – vendetta, porn – a sfondo pornografico. Capita quando una storia finisce, e allora la persona lasciata si sente libera di divulgare in rete, spesso su Facebook, foto o video intimi, che ritraggono l’ex partner.
E per una persona ignara, sapere che il suo corpo è alla mercè di tutti, e oggetto di scherno non solo di sconosciuti, ma anche di amici, rappresenta un vero trauma.
E’ accaduto anche il peggio, quando le vittime non erano abbastanza forti per affrontare gli sguardi ammiccanti di chi “sapeva” e non sapevano come difendersi da commenti e false accuse.
Ma, ammettiamolo, il revenge porn non nasce come pratica innocente, perché lo scopo è proprio quello di danneggiare psicologicamente e moralmente l’ex, indipendentemente dalle cause che hanno portato all’interruzione della relazione. Chi lo fa, chi espone al pubblico immagini private di una persona ignara, è solo un vigliacco, che vuole vendicarsi in una delle maniere peggiori.
Ora, dunque, si deve stare in guardia non solo dagli stalker, pericolosi e subdoli, ma anche da chi ci filma, ci fotografa, anche se si tratta del partner. Se poi si tratta di una storia passeggera, meglio fare molta attenzione, perché al primo “no” si rischia una reazione inaspettata e irreversibile.
Ma, se malauguratamente dovesse capitare di essere coinvolti in questa maledetta spirale, c’è qualcosa che si può fare a tutela della propria immagine e della propria reputazione?
Prima di tutto, bisogna convincersi che si tratta di violenza. Anche se non si tratta di molestie fisiche, il revenge porn va denunciato, sia cercando l’appoggio di associazioni in aiuto alle vittime di violenza, sia recandosi alla Polizia postale. Se, infatti, immagini, video e minacce scorrono via email, messaggi e social network, sono loro ad occuparsene.
La denuncia può essere fatta sia contro una persona conosciuta, se si ha la certezza che della sua colpevolezza, sia contro ignoti. L’importante è superare la vergogna e l’imbarazzo, assolutamente giustificati, e chiedere aiuto. Da soli è difficile porre fine a questa vera e propria persecuzione, che rischia pericolosamente di propagarsi a macchia d’olio.
Vera MORETTI