C’è chi le vede come novelle Peter Pan che non riescono a crescere, chi come megere sfasciafamiglie, chi come inguaribili masochiste. Ma -quello che è più importante- come si vedono loro? Cosa può regalare una storia d’amore “in panchina” rispetto ad una storia coi classici canoni dei romanzi rosa?
Niente cene di lavoro, calzini spaiati, intolleranze alimentari più o meno reali, bollette da dividere, partite di calcetto e pranzi dalla suocera. Vi sembra poco? Si aggiungono al corollario emozioni violente, weekend fuori porta a luci rosse, count down per vedersi come a 15 anni, ristoranti isolati, sveltine ad alto tasso erotico e messaggi poetici.
Mentre i trombamici come arrivano svaniscono (preferendoci chiaramente in posizione orizzontale e rigorosamente mute), gli amanti sono delicati e gentili (sarà la coda di paglia, chi lo sa?), eroi romantici del “vorrei ma non posso” che fanno sognare ancora una buona parte di noi Cenerentole della new generation.
Potrete anche storcere il naso, ma loro se ne fregano: le amanti per scelta, quelle che sanno benissimo dell’esistenza di lei, ma non chiedono; il Natale lo passano alle Maldive; la gelosia la lasciano nell’hardisk esterno coperta da password e gongolano all’idea di essere “la donna ideale al momento sbagliato” sono felici così. Nonostante le poche presenze e le lunghe assenze, le domande soffocate, le attese infinite e un livello di dedizione degno di un’eroina cinematografica.
Ma quanto durano queste storie in panchina? Quando l’essere un’amante smette di essere una scelta? Quando lui mente. Quando lei s’innamora e lui, per legarla al suo fianco, le promette un finale al sapore di vaniglia, pur senza averne la minima intenzione.
Perché finché le regole sono chiare e condivise, si può essere massimamente felici anche così. Ma quando i sogni diventano bugie, allora le attese diventano infinite e la vita scivola via trascinando con sé la voglia di viverla appieno.
Questo è il vero rischio delle amanti per scelta. Di finire ad attendere le scelte altrui. Perciò è bene darsi un limite di tempo (come per molte cose). Quello è l’unico limite che ci dev’essere. Tutto il resto va da sé.
Poi “l’altra donna” un giorno si sveglia e decide di cambiare vita, sogni, desideri, mondi. E chiude la porta. Perché queste storie finiscono solo così.
O non finiscono mai. Perché se era destino, tutto il resto non conta.
[ Torna indietro... ]“Sei l’altra donna,
quella importante,
quella che ha tutto e non ha niente, di me”