Quando ai genitori tocca una delle prove più difficili della vita, ovvero stare al capezzale del proprio figlio malato in una stanza di ospedale, sono tanti i pensieri che salgono alla mente, e spesso ci si scontra con una serie di ostacoli, anche pratici, che a volte sembrano intralciare l’accudimento del bambino.

Se, infatti, ci si trova lontano da casa, magari in un Paese diverso da quello natio, non è facile capire quello che hanno da dire i medici, e si ha paura di lasciarci sfuggire una frase, una parola cruciali, da cui potrebbe dipendere una decisione importante.

Il supporto di cui hanno bisogno queste famiglie, dunque, non è solo psicologico e medico, e a ciò ha pensato un’un rivoluzionaria e semplice.
Si chiama Translators4children, che si occupa di tradurre le cartelle cliniche dei piccoli pazienti e facilitare, per quanto si può, la vita dei loro genitori.

Si tratta di una rete internazionale di volontariato che conta, ad oggi, mille iscritti e, per ora, cento cartelle cliniche tradotte.
In Italia, si tratta di un servizio importantissimo, che finora mancava, poiché nessuno garantiva una traduzione professionale né un interpretariato all’interno degli ospedali pediatrici e nelle strutture sanitarie.

I traduttori e i mediatori sono presenti, ma non sono in possesso di una specializzazione per linguaggi medici, che sono specifici e tecnici.

Come funziona? Lo spiega il dottor Marco Squicciarini: “Una volta accolta la richiesta, con l’approvazione dei medici che lavorano per l’associazione, si parte con la traduzione del documento che a seconda delle lunghezza e complessità e della disponibilità dei volontari può risolversi in poche ore o qualche giorno”.

Una volta che è stata inviata la richiesta di traduzione viene lanciato un red alert a tutti i traduttori che potrebbero intervenire ed essere utili a quel caso.
A quel punto un altro interprete più esperto, l’editor, si occuperà di verificare in maniera incrociata le diverse traduzioni che sono arrivate. Il tutto con l’aiuto del medico specialista in quella branca, il cosiddetto “contestualizzatore”.

Cristiano Capobianco, webmaster del sito, ha aggiunto: “T4C si interfaccia con altre due piattaforme: una documentale, sviluppata anche da ricercatori dell’Università del Salento, e una dedicata ai traduttori“.

Maria Rosaria Buri, professore aggregato di interpretariato e traduzione presso l’Università del Salento, a questo proposito conferma: “Una cattiva diagnosi può dipendere anche da un misunderstanding linguistico. Quindi una volta che due o tre interpreti hanno tradotto la cartella clinica, questa viene restituita al sistema, che la rimanda ad un editor e un revisore. Medici e traduttori che conoscono entrambe le lingue in gioco e che si occupano di validare la traduzione e la qualità del lavoro“.

Vera MORETTI