Sembra un paradosso: su Facebook figuriamo spesso come amici di gente che non conosciamo, eppure la condanna definitiva di un’amicizia (vera!), magari durata anni, passa attraverso la cancellazione dell’ex amico in questione dal social network più famoso al mondo. “Rimuovi dagli amici” è un pulsante che, pare, venga usato sempre più spesso.

Superato l’iniziale entusiasmo dell’aggiungere qualsiasi individuo abbia condiviso qualcosa o un momento, fosse anche un giorno di asilo 20 anni fa, si è scoperto che Facebook è una piattaforma piena di insidie: una finestra sempre aperta sul gossip domestico, piazza di litigi a volte furibondi che si consumano a suon di commenti e risposte in cui vi è licenza di uccidere, fonte di invidie. Si riscoprirà forse il piacere delle privacy? Trionferà forse sulla miserevole vanità di chi crede che status studiati più di un comunicato stampa, foto ritoccate più che in un servizio fotografico di Vogue, migliaia di amici sconosciuti siano sufficienti a fare una star del web?

A fare luce sul fenomeno dell’unfriend giunge uno studio condotto su mille persone via Twitter da Christopher Sibona, dottorando della CU Denver Business School. Dal suo studio emerge quali le tipologie di amici più frequentemente rimosse: al primo posto i compagni di scuola (indicati da un quinto degli intervistati), seguiti da un generico “altri” e poi da ”amici di amici”, colleghi e amici con interesse in comune. Quanto alle ragioni che causano l’unfriend al primo posto ci sono commenti di parte su politica e religione. Quali reazioni suscita l’unfriend? Per lo più sorpresa, seguono in ordine fastidio, divertimento e tristezza.

Andrea VIGNERI