Si è tenuto di recente a Roma “Alimentare la terra, coltivare il futuro”, il convegno internazionale promosso dal ministero degli Esteri, in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione. Anche io, insieme ad esperti del settore e personalità del mondo scientifico, economico e politico, ho ritenuto opportuno partecipare a questa manifestazione, cucinando con il cibo di recupero dagli sprechi della grande distribuzione.

Ritengo che uno degli aspetti più negativi dell’era moderna e dell’Occidente industrializzato sia proprio lo spreco di alimentari: tutti noi, compresi i bambini, quando mangiamo o cuciniamo, produciamo all’incirca ogni anno una media di 100 kg di cibo ancora commestibile, che viene invece destinato alla spazzatura. Quando il giorno del convegno è arrivato il camion con il cibo da cucinare, sono rimasto allibito nel vedere l’enorme quantità di alimenti perfettamente perfetti – e ribadisco perfettamente perfetti – destinati ad essere buttati.

Trovo aberrante che con la crisi che stiamo vivendo e con la gente che da più parti del mondo muore di fame, ci possa essere un tale spreco di cibo, considerando il fatto che con un paio di centinaia di euro sono riuscito a cucinare e a fare mangiare 250 persone. Viviamo davvero – e forse non abbiamo capito che non possiamo più permettercelo – nell’era del consumismo più sfrenato. Pensate a quanta parte di cibo viene buttata via, ogni volta che si prepara un’insalata di finocchio. Quegli scarti potrebbero essere riutilizzati in una miriade di modi, stesso discorso dicasi per esempio per le bucce delle arance, che possono essere recuperate per fare i canditi. Potrei fare milioni di esempi e tutti condurrebbero ad un unico concetto: basta agli sprechi, impariamo dall’arte del recupero.

Il cuoco deve diventare un ambasciatore di questa filosofia, insegnando alla gente in che modo poter riadoperare gli scarti, così che possa imparare a rispettare il cibo e, di conseguenza, anche chi non può permettersi di mangiare ogni giorno. Ritengo sia giusto che la gente impari a fare la spesa in modo intelligente, acquistando il cibo poco alla volta, senza esagerare nelle quantità.

Capita spesso, infatti, di fare la spesa al supermercato per tutta la settimana, stipando dispense e frigoriferi di generi alimentari di ogni sorta, che poi immancabilmente – vuoi perché facciamo tardi a lavoro e ordiniamo una pizza, vuoi perché siamo fuori a cena – vengono buttati. Questo è un errore gravissimo assolutamente da evitare. Sarebbe più opportuno, invece, tornare a fare la spesa al mercato e fare ringiovanire il concetto della contrattazione, come si faceva un tempo. Purtroppo in Italia, ma anche in altre parti del mondo, si è persa la vera anima del mercato, in cui appunto mercanti e acquirenti contrattavano il prezzo.

Tutti si lamentano del fatto che il costo della pasta e del pane è cresciuto a dismisura, poi sbirci nel carrello della spesa e trovi insalate già lavate e affettate, frutta già pulita pronta per essere mangiata. È davvero assurdo, perché tutto questo ha un prezzo. Basterebbe razionalizzare la spesa e rispettare il cibo per rendersi conto che è facile risparmiare e ottimizzare i costi.

 

Filippo La Mantia – chef del ristorante dello storico Hotel Majestic di via Veneto a Roma