Di donne in questa mostra dedicata a Manet ce ne sono tante.
C’è la moglie, la compagna di sempre, l’eccezionale Suzanne Leenhoff. C’è la modella, allieva, poi cognata e in seguito pittrice impressionista Berthe Marie Pauline Morisot – peraltro, bellissima nella sala con l’infilata di ritratti a lei dedicati ed il suo silenzioso discorso “Il balcone” (1868-1869, Parigi, Museo d’Orsay).
Ci sono le “cocotte” dei café serali. Le mecenati e le ballerine, da Mme Éléonore Meruce, nel cui salotto buono ogni quindici giorni si incontravano Manet “and Co.”, ovvero gli amici Baudelaire, scrittori, poeti, critici d’arte, musicisti, intellettuali repubblicani, a Lola Melea, l’étoile di una compagnia spagnola di balletti che riscuote nel 1862 un enorme successo all’Hippodrome di Parigi.
Ci sono i piaceri della carne, degli occhi, dell’arte.
L’amore per il bello e per l’antica pittura italiana, per quei Tiziano, Giorgione, Il Veronese, Andrea Del Sarto, Tintoretto che, questa la tesi della mostra, determinano finita l’era in cui la Spagna era unica fonte di ispirazione per Manet. L’amore per l’acqua, i suoi riflessi e Venezia: a raccontarlo sono 80 opere tra dipinti, disegni, documenti, voluti ed eccezionalmente prestati dai più grandi musei del mondo.
Un merito degli illuminati direttori, in primis Guy Cogeval del Museo D’Orsay di Parigi che per la prima volta in assoluto, nella Storia, ha permesso che Olympia (1865) si mettesse in viaggio dirigendosi, onore degli onori, nel nostro Belpaese.
Merito di un’entusiasta Direttrice dei Musei Civici Veneziani Gabriella Belli con la quale abbiamo parlato di queste due donne straordinarie, per la prima volta accostate l’una all’altra.
Il protagonista di questa mostra è un uomo, ma la grande attrattiva è rappresentata da due donne straordinarie
Due ragazze che si incontrano per la prima volta, direi…
Due donne, due Nazioni, due età completamente diverse, si incontrano e…
Sono due modernità diverse ma sempre di modernità si parla. Sono due figure femminili che hanno una verità ed una realtà. Non sono dee, nessuna delle due lo è, forse un po’ di più la Venere di Urbino, ma sappiamo che la protagonista è una cortigiana, probabilmente una cortigiana veneziana, quindi una donna vera che viene dipinta quasi in autoritratto.
La donna di Manet, invece, è…
Una stupefacente donna contemporanea piena di personalità, che conosce il suo ruolo, sicuramente più emancipata della Venere di Tiziano, ma nello stesso tempo è una donna che deve alla Storia moltissimo perché la sua fortuna, in fondo, si incrocia in maniera strettissima con il prototipo a cui si ispira, che è appunto l’opera di Tiziano.
Sono ancora due donne contemporanee, per la femminilità di oggi?
Lo sono assolutamente come sono due facce contrapposte della stessa femminilità. Personalmente sento più vicina Olympia perché mi sembra rappresenti al meglio l’emancipazione della donna contemporanea.
Perché si rivela e non ha tabù, è più vera?
Perché si rivela, perché è una donna che sa che cos’è, che conosce il suo ruolo. Sa di essere una prostituta: si può vendere, non si può vendere, ma ha comunque grande consapevolezza di se stessa e lo si capisce dal suo sguardo un po’ sfrontato ma anche molto ricco di audacia e di personalità. Per la Venere di Tiziano siamo ancora in un ambito pittorico molto più seducente, del resto quello è un quadro nuziale, ma meno “consapevole” del suo ruolo.
Scoprirle?
Manet. Ritorno a Venezia
Palazzo Ducale, Venezia
Fino al 18 agosto 2013
Con i prestiti eccezionali del Musée d’Orsay
Orari: dalle 9 alle 19 da domenica a giovedì – venerdì e sabato dalle 9 alle 20
Paola PERFETTI
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