Si chiama “Figli dello stesso padre”, ed è uno di quei libri che leggi in silenzio, con il fiato sospeso, per la quantità di emozioni che riesce a comunicare.
La storia parla di Emilio e Germano, figli dello stesso padre, appunto, ma di due donne diverse. I due si incontrano dopo una lunga lontananza, dopo un abisso di silenzi.
Sono cresciuti diversi, quasi alieni. Ma una cosa li unisce, nel bene e nel male: quell’amore viscerale, profondo e perennemente deluso per il padre Giovanni, un uomo egoista e narcisista, anche fin troppo passionale che ha abbandonato la madre di Germano per una donna che mise incinta: la mamma di Emilio. Salvo, poi, abbandonare poco dopo anche lei.
Così si genera un vortice di insoddisfazione: Germano, noto pittore, nonostante sia colui che gode più delle attenzioni e del rispetto di quel padre affettivamente assente, non riesce a perdonare Emilio, che considera essere la causa del divorzio dei genitori.
Emilio, matematico brillante, deluso e arrabbiato, soffre per l’abbandono, per la mancanza di considerazione, per la dolorosa consapevolezza di essere il figlio non voluto e per il fatto che nonostante lui abbia percorso ogni strada per guadagnare un po’ d’amore da parte del padre e del fratello, questo non sia mai arrivato.
Nella manciata di giorni che i due fratelli e il padre passeranno insieme, le rabbie sfoceranno in modo apparentemente implacabile, fino alla resa dei conti, durante la quale il peso degli errori di un padre infantile e donnaiolo emergerà con grande chiarezza.
Un libro psicologico, forte, che consente al lettore di entrare nel merito delle scelte dei fratelli e di assumerne il punto di vista, provando spesso i loro stessi dolori e le loro stesse speranze.
Caterina DAMIANO
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