Organizzo da tantissimi anni banchetti nuziali, quindi questa volta che tocca a me convolare a giuste nozze, ho deciso di rendere il meno formale possibile il ricevimento del mio matrimonio. Voglio che sia semplicemente una grande festa e che il cibo abbia un ruolo complementare, senza essere considerato il totem del matrimonio.
In molti, essendo io un cuoco, hanno grandi aspettative sulle pietanze che saranno cucinate per l’occasione. Invece, ho voluto che ci fossero i piatti più semplici della cartina geografica dei cibi. Giocheremo intorno al cibo e con il cibo, ci divertiremo e mangeremo. Poi, dato che graditissimi ospiti saranno alcuni miei blasonati amici cuochi, se ne avremo voglia, andremo in cucina tutti insieme e ci inventeremo dei piatti per gli altri invitati. Tutto deve, però, essere gioco e spontaneità, all’insegna del divertimento. Certo, sono felice del fatto che al mio matrimonio ci siano anche degli amici chef, tra cui Oldani e Vissani, a cui sono legato non tanto, o meglio non solo, per la professione che ci accomuna, ma per un sentimento di affetto che abbiamo coltivato negli anni. Certamente posso assicurarvi che non ci saranno pietanze esageratamente elaborate, verranno preparati i piatti che faccio solitamente a casa.
Quando mi occupo della cucina nei banchetti di nozze, i genitori di solito hanno delle grosse pretese sui menù, ma poi alla resa dei conti gli sposi non mangiano mai nulla. Sembra quasi si debba dimostrare qualcosa a qualcuno con pranzi e cene opulenti, dove il cibo deve essere servito a vagonate. Mi capita spesso che vengano al mio ristorante famiglie che per un menù nuziale pretendono 4 antipasti, 3 assaggi di primo, 2 assaggi di carni e di pesce. E poi volete sapere cosa mangiano di tutto questo banchetto luculliano? Nulla! Il cibo deve essere considerato un coprotagonista, perché invoglia alla convivialità, ma non deve assolutamente essere esagerato nelle quantità, né troppo elaborato.
Il matrimonio è un rito che si deve celebrare intorno agli sposi, non intorno al cibo. I costumi popolari ci hanno insegnato che per smitizzare la povertà si devono allestire banchetti matrimoniali da nababbo. Ma adesso, credo non sia più necessario, anzi trovo che sia esibizionismo poco raffinato.
Filippo La Mantia – chef del ristorante dello storico Hotel Majestic di via Veneto a Roma
Lo chef ci ha inviato il contributo subito prima del suo matrimonio, celebrato il 1 ottobre a Roma, ndr