Scorrere i fotogrammi di queste sequenze che si sono succedute nel corso degli anni significa utilizzare la lingerie come metro di valutazione per capire come sono cambiati donne, sesso, idea di femminilità. Non stupisce ad esempio che lo spogliarello più amato della storia del cinema resti quello di Sophia Loren in “Ieri, Oggi, domani“.
Di sottofondo c’è “Abat jour”, una canzone romantica e delicata, la scena è ambientata di giorno e non di sera, insomma non c’è nessuno stereotipo da scena sexy, anzi Marcello Mastroianni e Sophia Loren imprvvisano con spontaneità e naturalezza, smorzano con l’ironia che rende quella scena familiare, simile a quella che potrebbe svolgersi in ciascuna altra camera da letto tra un uomo e una donna.
L’esempio esattamente opposto, ragione per cui ci troviamo di fronte ad un’altra sequenza indimenticabile del cinema, è lo spogliarello di Kim Basinger in “Nove settimane e mezzo”. Tutto è studiato, tecnicamente perfetto, dalla canzone “You can leave your hat on” di Joe Cocker alla fotografia per cui nella penombra della cucina, l’attrice con la sua bianca lingerie, mentre gioca con il telefono tra i pensili della cucina, diventa una donna fatale.
E che dire poi di Demi Moore in “Sreaptease”, ambientanto nei primi anni ’90? Quando le donne erano ormai in carriera e indossavano il tailleur, lei faceva impazzire gli uomini liberandosi di giacca e cravatta maschili, esibiva una forma fisica e una bellezza invidiabile, appesa al palo della lap dance con Annie Lennox di sottofondo che canta “Money can’t buy it”.
Tre scene molto diverse che hanno fatto, ciascuna in modo diverso, scuola nel cinema, ma forse anche nella vita reale. Quante donne hanno provato ad imitarne, magari per gioco, le movenze? Se sono delle sequenze cult è anche per questa ragione.
Andrea VIGNERI
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