Dall’aperitivo al dolce sembra una gara di resistenza, una sfida che si gioca a numeri di portate e abbondanza di porzioni, con il cameriere che gira tra i tavoli pronto a servire bis e tris, me tre il vostro stomaco implora pietà, ma la vostra gola acconsente ai peccati di ingordigia. Mica è colpa vostra se la cucina italiana è la più buona del mondo.
Ma degli sposi clementi, o più semplicemente di buonsenso, dovrebbero prevedere anche di porre un traguardo inequivocabile a questa maratona del cibo, e non può essere altro che il momento di un buon amaro.
Difficilmente qualcuno avrà l’ardire di sembrare un alcolizzato di fronte amici e parenti ordinandolo al tavolo, per questa ragione gli amari vanno serviti in due alternativi modi: o al bancone del caffè, insieme ai digestivi, o al buffet dei dolci, in modo da alleviare anche i sensi di colpa di chi sa che non dovrebbe osare nemmeno avvicinarsi alla torta nuziale.
Generalmente si pensa che l’amaro sia un digestivo grazie alla sua composizione naturale, ma non è così. Infatti sempre meno spesso vengono prodotti con estratti naturali, ma il loro potere digestivo non viene meno, perché esso è in realtà favorito dall’alcol che allieva la salivazione e i succhi gastrici causati proprio dall’amaro, oltre che elimina il senso di pesantezza perché agisce sul sistema nervoso.
Si tratta quindi di una reazione chimica, ma non bisogna dimenticare che si tratta pur sempre di un banchetto di nozze. Allora è meglio fare servire amari di produzione Made in Italy, come il calabrese Amaro del Capo o l’altrettanto famoso Lucano.
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