Escludendo le “spose invernali”, che giocoforza devono proteggersi dal freddo, indossare un coprispalle rimane uno dei dubbi più irrisolti. Secondo un pensiero comune e popolare se ci si sposa in Municipio si può osare con scollature ampie e meno caste, mentre per la cerimonia in Chiesa è bene coprire spalle e décolléte.
Fin qui siamo direi tutte (o quasi) d’accordo, d’altronde la Chiesa essendo un luogo sacro necessita di un abbigliamento consono. La questione cruciale è che tipologia di coprispalle scegliere. La solita stola è diventata un accessorio ormai un tantino noioso, visto e rivisto in tutte le salse: annodata dietro la schiena, appoggiata a mo’ di scialle, in tulle, in seta. Non se ne può più. Anche la classica giacchina corta, di solito dai tessuti croccanti come il mikado, è un elemento che pecca in fatto di novità.
Quindi perché non osare con qualcosa di diverso, dalle linee e dal sapore più moderno, meno “usurato”? Per i matrimoni invernali cominciano a entrate in uso i bolero strutturati con tanto di cappuccio, alternativa originale al solito bolero in pelliccia. Per le altre stagioni invece è sempre più in voga l’uso di scaldacuore stretch (si tratta di maglioncini dalle dimensioni ridotte, di solito arrivano sotto il seno) o nella stesso tonalità dell’abito oppure in contrasto con questo, in cotone, seta o cashmere arricchiti magari da spille preziose, o fermati in vita con nastri.
Altra scelta perfetta è coprirsi con cappe o mantelle, che paradossalmente anche nell’outfit di una sposa posso essere declinate perfettamente. La mantella in tulle, pizzo o chiffon conferisce un tocco regale e spesso fa le veci del velo, seguendo la coda dell’abito ad ogni passo della sposa. La cappa invece di primo acchito appare meno “impegnativa”, dalle dimensioni ridotte e dalle linee moderne e geometriche, abbraccia le spalle con una lunghezza che può variare, ma che non deve superare la linea dei fianchi.
Voi sposine quale scegliereste? O se invece già avete pronunciato il fatidico sì con quale creazione indosso lo avete fatto?
Francesca RIGGIO
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